Breve racconto: un bel faccino

Questo racconto partecipa alla XXXII Challenge Raynor’s Hall

Tema: errore

Estratto dal mio libro, di prossima pubblicazione… “Fedeli a se stessi

estrapolare non è facile, avrei dovuto tagliare più pezzi per rientrare nel numero di parole –  chiedo sempre scusa per la mia lunghezza -, ma questa volta a mia discolpa ho il fatto che altrimenti non ci sarebbe stato il lieto fine… anche se è solo una parte…

^_^ spero vi piaccia!

Racconto:  un bel faccino

di Sara Tricoli

 

«Scusami, ma stai parlando di Aurora Terenghi?» intervenne Melinda. 

Le coincidenze erano troppe: l’amica comune di nome Sonia, il fatto che da qualche tempo Aurora si fosse trasferita in un’altra città…

«La conosci?» le chiese lesto Andrea che, alzandosi con tutta la sedia e, girando intorno all’amico, si sedette dal lato opposto, tra Francesco e Melinda.

Lei sorrise di quel modo buffo di comportarsi e poi rispose, ma rivolgendosi a Francesco.  

«È una collega, lavora al reparto marketing. L’ha fatta assumere Sonia, sono amiche da anni. Adesso però sta lavorando in un’altra sede, quella aperta da poco, per selezionare e poi istruire il nuovo personale.» specificò per fargli venire in mente di chi stesse parlando.

«Non mi pare proprio di conoscere nessuna Aurora.» rispose lui, con poco interesse. 

«Ma si dai… sono sicura che la conosci perché avete lavorato a stretto contatto per quasi un mese tempo fa, durante la campagna: L’arte in Europa

«Non la ricordo per nulla mi dispiace, ma io ho a che fare con tante persone…» disse spiccio.

Fernando rise ed esclamò in modo piuttosto grossolano e rumoroso: «Y con tantas mujeres… e con tante donne.» tradusse subito, per farsi capire.

«Ehi, non sarà che ti sei sbattuto pure lei?» chiese improvvisamente Andrea, girandosi verso l’amico.

«Andrea ti prego di moderare i termini.» il tono di Francesco era tuonante. Nel proferire quelle parole fece ruotare la mano indicando gli altri commensali, come a sottolineare il cattivo gusto che aveva dimostrato nello scegliere i vocaboli e soprattutto, nell’avergli posto una domanda tanto indiscreta. 

«Oh scusa, non avrei dovuto parlare così davanti alla tua ragazza.» voltandosi verso la tavolata aggiunse: «Scusate tutti.»

Melinda si sarebbe aspettata che Francesco puntualizzasse il fatto che lei non era la sua ragazza- dopotutto si frequentavano da pochi giorni -, ma invece lui preferì tacere, allora, senza un reale motivo, rispose al suo posto: «Tranquillo, lei non è mai stata con Francesco.»

«E tu come lo sai?» chiese il ragazzo ansioso. Ogni dettaglio in più sulla sua amata era ben accetto.

«Lo so!»

«Come?» la incalzò.

«Perché Francesco non è un cacciatore – almeno non è definito tale dalle colleghe -, e Aurora invece, vuole essere corteggiata prima di… insomma hai capito.»

«È proprio la mia Aurora!» esclamò sorridendo Andrea.

Melinda notò solo troppo tardi l’espressione di Francesco, anche se lo conosceva da poco, era facile intuire che fosse profondamente offeso. Cercò quindi di sviare il discorso su altro. «So per certo che in quel periodo frequentava qualcuno di molto importante. Era veramente innamorata, diceva di aver finalmente trovato l’amore della sua vita dopo tanta sofferenza.»

«Chissà se parlava di me.» disse sognante.

«Non so come si chiamava, era un giovane e talentoso artista emergente, che aveva da poco iniziato a collaborare con Carlo» cercò di ricordare.

«Allora sono proprio io! Che bello, diceva di amarmi.» disse facendosi più vicino con la sedia.

«Allora ecco dove ci siamo visti. Sicuramente a qualche evento o nei nostri uffici… » cercò di capire Melinda.

«Negli uffici non sono mai venuto, però a qualche evento può essere… però tu non tergiversare per favore. Raccontami di Aurora, cos’altro ti ha detto? Ti ha raccontato di me… e poi?» chiese risoluto.

«E poi non lo so, dovresti dirmi tu perché la mia amica ha deciso di trasferirsi in un’altra città.» prese le distanze Melinda, sicura di aver parlato troppo.

«Te lo dico io!» si intromise Francesco brusco. «Perché questo deficiente, quando ha iniziato a fare la corte alla tua amica, era fidanzato e in procinto di sposarsi.»

«Cosa?» fu l’esclamazione di tutti.

«Sì, ma ho mandato tutto a monte, io amo solo Aurora!» esclamò convinto Andrea, come a giustificarsi.

«Lasciamo perdere…» riprese la parola Francesco «… è una storia lunga che magari vi racconterà dopo. Melinda, adesso vorrei che mi spiegassi… se non sono un cacciatore, cosa dovrei essere: la preda, il trofeo!?» il tono era duro e risentito.

Melinda sperava tanto che il discorso fosse stato deviato e che Francesco non volesse parlarne più o magari non in quel momento.

Si fece coraggio e rispose: «Assolutamente no! Nessuno ti ha mai considerato né una preda, né un trofeo… anzi, hanno tutti una grande ammirazione per te!» cercò di rabbonirlo, ma i suoi occhi non si addolcivano.

«Sono curioso, allora, come mi definiscono le tue colleghe?» si sporse un pochino in avanti sul tavolo, appoggiandosi con le braccia e incrociandole. Era palese quanto fosse arrabbiato.

«Tu sei un raccoglitore…» disse in un soffio, trattenendo il respiro.

«In che senso?» chiese Andrea sorpreso.

Melinda si inumidì le labbra rese secche dall’agitazione. Stava sbagliando, stava commettendo un errore dietro l’altro ed era sicuro che così avrebbe perso anche quella piccola e remota possibilità di stare con Francesco.

Ormai non poteva fare altro che andare avanti e spiegò: «Nel senso che gli basta raccogliere quello che… cade ai suoi piedi

Dopo un attimo di raggelante silenzio, Fernando si girò verso Francesco e con il suo accento straniero gli disse: «Eres un dios… tu sei un dio» tradusse ancora. Alzò la mano per battergli il cinque, ma rimase incompiuto, perché Francesco non aveva nessuna intenzione di gioire, invece afferrò il bicchiere e bevve un lungo sorso prima di appoggiarsi allo schienale della sedia senza dire altro.

[…] Poco dopo Francesco si alzò chiedendo dove fosse il bagno. 

Quando tornò al tavolo vide che Melinda si stava congedando. Forse aveva intuito che lui volesse andar via… 

Era una persona molto perspicace, non c’erano dubbi in merito!

Durante il tragitto, percorrendo quella che Melinda riconobbe come la strada che conduceva in città, non si scambiarono nemmeno una parola fino a quando lei, facendo un profondo respiro, disse l’unica parola che poteva proferire: «Scusa.»

Francesco rimase un attimo in silenzio e poi con un tono neutro le disse: «Non voglio le tue scuse. Se è quello che pensi, non devi certo scusarti.»

La ragazza si voltò di scatto verso di lui e animandosi vistosamente gli disse: «No, non è quello che penso io… ti ho solo riferito quello che dicono gli altri su di te… mi rendo conto che non era né il modo, né il momento… per questo ti chiedo scusa.» 

«Quindi, vorresti dirmi che l’altra sera non mi hai inviato a salire nel tuo appartamento solo per il mio bel faccino?» le chiese serio, molto serio.

Melinda, che era sempre stata onesta e che non amava particolarmente né le menzogne, né i giri di parole… proseguì su quella via e fu sincera: 

«Inizialmente magari anche. Io sono una persona molto semplice e mi piace la sincerità, lo avrai notato.» gli disse e dopo un altro profondo respiro riprese a parlare con tono pacato. «Mi hai sorpresa quando sei venuto a sederti vicino a me e ho creduto veramente che fosse perché non volevi essere importunato. Anche se diciamolo, non sono una gran bellezza e magari qualche ragazza avrà anche storto il naso… comunque, la tua proposta di darmi un passaggio mi ha meravigliato anche di più. Sicura che non ero il tuo tipo ho pensato che ti stavo facendo pena e quindi ho accettato, le alternative erano: chiamare un taxi o rimanere lì fino al mattino.» 

Fece una piccola pausa, forse sperando che lui dicesse qualcosa, ma guardandolo con la coda dell’occhio, lo vide intento a osservare la strada e probabilmente curioso di sapere il suo punto di vista, quindi proseguì, mettendosi a nudo. 

«Quando siamo arrivati davanti a casa mia, ti ero veramente grata per la tua gentilezza, per la tua guida così rilassante e per essere stato in silenzio, seduto accanto a me, senza mettermi in imbarazzo. Insomma volevo ringraziarti e prima che mi rendessi conto, ti ho invitato a salire. Certo che in quel momento non avevo secondi fini, ma non posso nasconderti che ho pensato alla possibilità che avremmo anche potuto fare sesso.  Mi sono detta che in fin dei conti non mi sarebbe dispiaciuto, ricordo di aver pensato: in questi giorni non sono andata in palestra, quindi un po’ di buon movimento non può farmi male

Francesco mise la freccia e accostò.

Il movimento fu così brusco che Melinda per un attimo credette che l’avrebbe fatta scendere. Invece il suo sguardo non era di collera, ma di puro stupore. «Cosa?» le chiese sgranando un pochino gli occhi.

«Oh dai, non penserai veramente che è una peculiarità solo di vuoi uomini fare certi pensieri. Noi donne siamo molto sfacciate, solo che non lo gridiamo ai quattro venti.» disse con un tono più saccente di quello che avrebbe voluto.

Lui incrociò le braccia al petto, in quell’atteggiamento che lei aveva iniziato riconoscere: quando qualcosa non gli era gradita, assumeva quella posa.

«Va avanti!» le ordinò e lei obbedì.

«Dunque…» cercò di sostenere il suo sguardo e di avere una voce decisa. «… ti ho invitato a salire e poi avrei lasciato decidere a te se andar via o rimanere… io sicuramente non ci avrei provato, spettava a te! 

Come ti dissi all’ora, non pensavo nemmeno avresti preso in considerazione la cosa… ero veramente convinta non fossi minimamente attratto da me. Comunque quando sei salito e hai iniziato a guardarti intorno, ho capito che ti saresti bevuto qualcosa per gentilezza e che poi saresti andato via con qualche scusa. Sinceramente fino a quel momento ne sarei stata anche lieta. Invece poi, qualcosa è cambiato.» abbassò lo sguardo, osservandosi le mani lasciate abbandonate sulla gonna, imbarazzata e incapace di sostenere il suo sguardo. 

Quello che doveva dirgli ora era davvero troppo confidenziale, ma si fece coraggio: «Quando hai iniziato a chiedermi del televisore, a osservare le immagini insieme a me, ho percepito come una forte attrazione, come se da te provenisse una piacevole scossa e poi… quando mi hai baciata… non ho provato mai nulla del genere. Mi dispiace se per te non è lo stesso, tranquillo, me ne farò una ragione. 

Lo so di aver rovinato tutto, ma sappi che finché è durata, qualunque cosa fosse, per me ha avuto un che di magico. Il tuo rimanere a dormire abbracciati, la colazione insieme, il modo buffo in cui stavi cercando di chiedermi di rivederci… ho vissuto tutto come una favola.»

Sentì la mano di lui afferrare le sue e stringerle. L’altra mano l’appoggiò sotto il suo mento per farglielo alzare e voltare verso di lui. 

Non avrebbe voluto che la vedesse in volto, perché sapeva benissimo di avere le lacrime agli occhi e si sentiva tanto patetica. 

Però lui, invece, le stava sorridendo e questo la rincuorò tanto che trovò il coraggio di concludere il suo discorso:

«Non è per il tuo bel faccino…» gli disse con un filo di voce. «… ma non chiedermi il motivo, sinceramente non lo so.»

«Allora siamo in due…» disse lui prima di baciarla con trasporto. Poi tornò al suo posto e riprese a guidare. 

16 pensieri su “Breve racconto: un bel faccino

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  2. Ciao! Ho avuto qualche difficoltà a raccapezzarmi con i dialoghi all’inizio. Essendo un estratto penso sia normale, o forse sono io che non riesco a stare dietro a troppi personaggi. In ogni caso, quando la storia si è concentrata su Francesco e Melinda, è andata molto meglio. All’inizio ho trovato Francesco un po’ permaloso/sospettoso, ma infine ho apprezzato quando lei ha chiarito i suoi sentimenti e lui si è dimostrato sensibile. Forse aveva solo paura di essere ferito. È stata una lettura piacevole. Brava! 😊

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    • Ciao cara, hai perfettamente ragione, l’estratto ha l’inconveniente di confondere, soprattutto all’inizio… Sinceramente ero indecisa tra tre punti del mio prossimo libro, perché tutte e tre le storie hanno un momento in cui un errore potrebbe stravolgerle, però alla fine ho scelto Francesco e Melinda perché loro hanno una che di particolare…
      Hai ragione anche per il fatto che senza conoscere la loro situazione, Francesco potrebbe risultare antipatico, ma ti assicuro che ha i suoi motivi per risentirsi ^_^
      È un ragazzo bello e capace, molto sicuro di sé, ma con Melinda (manager affermata con tre Laure e che conosce perfettamente quattro lingue) qualche tentennamento lo ha pure lui 😉
      Felice che alla fine ti siano piaciuti e grazie infinite per essere passata a leggermi ❤

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    • le tue parole mi danno carica e gioia, grazie infinite ❤
      solo felice che oltre alla storia tu abbia apprezzato il mio stile, forse un po' semplice e diretto, ma che mi rispecchia molto 😉
      ti auguro una buona giornata ^_^

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    • grazie mille, mi fa piacere che ti sia piaciuto ^_^ fa parte di un libro che in fase di rilettura… presto lo pubblicherò, spero che anche il resto sarà di tuo gradimento 😉
      Buona giornata ❤

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