Eccomi con un altro breve racconto, sperando di tenervi un po’ compagnia regalandovi qualche emozione ^_^
Buona giornata e vista l’ora: buon appetito 😘
Racconto:
Regina Re
di Sara Tricoli
«Nome e Cognome», chiese l’impiegato con tono neutro.
«Regina Re», fu la risposta.
Il ragazzo alzò la testa dal modulo che stava iniziando a compilare. Aveva chiamato il numero 21 e ormai esausto dopo una lunga e difficoltosa mattinata, aveva in automatico iniziato a compiere i soliti gesti; ma quel nome e quella voce lo avevano incuriosito e quindi, si trovò a osservare il volto di chi aveva di fronte, anche per comprendere se era oggetto di una burla. Regina Re, era veramente un nome buffo!
In realtà la fanciulla che era in piedi davanti a lui non sembrava stesse scherzando, lo fissava con i suoi grandi occhi azzurri cercando di nascondere un leggero imbarazzo. Dopo un lungo momento di silenzio, con un piccolo sbuffo spazientito, tipico di chi ha dovuto sempre ripetere la stessa cosa, parlò decisa. «Sì, è la verità. Io mi chiamo Regina Re, sono il mio nome e il mio cognome e per questo sono qui. Voglio cambiare uno dei due o entrambi…» fece una piccola pausa, forse per prendere coraggio, per risultare determinata. «È un mio diritto!» dichiaro risoluta.
Il ragazzo le fece cenno di accomodarsi sulla sedia difronte a lui, dall’altra parte della scrivania. Cercò di rilassare le spalle per assumere un atteggiamento cordiale, come gli era stato insegnato nel corso da lui ribattezzato: “come trattare persone scontrose”.
La ragazza si accomodò sedendo sulla punta della sedia e rimanendo comunque molto tesa.
Lui la osservò: un abbigliamento molto formale, i capelli biondo cenere racconti in uno chignon e quella posa con la schiena dritta e il mento leggermente alzato, gli trasmise regalità, pensò di avere di fronte una vera Regina o forse… una ballerina. Il portamento sembrava proprio quello!
Ufficialmente lui era stato incaricato di indirizzare le persone nel giusto ufficio precompilando le varie richieste. Ufficiosamente invece, cosa che il suo capo gli aveva fatto capire molto bene, doveva “filtrare” il più possibile tutte le varie perdite di tempo. Era suo compito incoraggiando il maggior numero di persone possibile a lasciar perdere, soprattutto in casi dove era subito chiaro che la risposta sarebbe stata negativa, così il lavoro si sarebbe alleggerito!
Ernesto stava svolgendo molto bene il suo dovere, sembrava proprio saperci fare con le persone, nonostante la giovane esperienza, riusciva spesso a risolvere questioni anche spinose senza l’aiuto di nessuno. Ormai si era ben convinto delle sue capacità persuasive e con fare professionale iniziò a ripetere una frase detta e ridetta, scandendo molto bene ogni singola parola. «Mi dispiace contraddirla signorina, ma la devo informare che non esiste un diritto al cambiamento del nome e/o del cognome; si tratta, invece, di un provvedimento soggetto alla discrezionalità dell’autorità competente la quale non solo dovrà ritenere la richiesta meritevole di tutela, ma dovrà anche verificare che non vi sia conflitto con situazioni giuridiche facenti capo a terzi o che non sussistano esigenze di pubblico interesse tali da giustificare il rigetto della domanda.» Un sorriso cordiale si dipinse sulle sue labbra, ma quello che accadde dopo lo fece sparire immediatamente.
Regina, dopo averlo fissato per un lungo momento, che impiegò per comprendere meglio cosa gli aveva appena detto, scoppio in un pianto disperato.
Ernesto ne fu sconvolto, ogni sua convinzione sparì, non gli era mai capitato prima e per di più nessuno gli aveva mai spiegato cosa dovesse fare in casi simili. «Ma no, non faccia così, non pianga», farfugliò titubante. «Secondo me, il suo nome le si addice e anche molto», cercò di confortarla. Si frugò nella tasca per tirare fuori un fazzoletto e lo porse alla ragazza.
Che scena assurda, aveva fatto questo gesto praticamente in automatico, probabilmente per colpa dei troppi film romantici visti con la sua ex, che lo obbliga alle “Serate Maratona Romance”, come le chiamava lei.
Regina fissò il fazzoletto e dal pianto passò al riso. Ernesto ritrasse mano e fazzoletto per rimetterselo lesto in tasca, visibilmente imbarazzato.
Lei si ricompose, ma ormai il suo cipiglio e la sua tensione era svanita, lasciando il posto a un bel sorriso. «Scusi se ho riso», si apprestò a dirgli. «Lei è stato molto gentile. Ha ragione, il mio nome non è certo comune e non le dico che prese in giro da piccola… ma tutto sommato mi ci sono abituata.» Sollevò un pochino le spalle prima di proseguire. «È il cognome che in realtà vorrei cambiare, ma mio padre ci rimarrebbe molto male… e anche se prendessi quello di mia madre, non è che migliorerei le cose.» Si sporse un pochino in avanti e con un atteggiamento complice confidò: «Rubino! Capisce? Da Regina Re a Regina Rubino… ma si rende conto cosa devo sopportare ogni volta che mi chiedono… » la ragazza iniziò a raccontare qualche aneddoto, ridendo ad alcuni di essi, di una risata cristallina e sincera che riuscì ingenuamente a coinvolgere Ernesto. Il ragazzo scoprì nascere dentro di sé il desiderio di conoscere sempre più quella strana e mutevole creatura.
I minuti passarono tra chiacchiere e risate, quando si sentì una voce arrivare dalla porta dell’ufficio. «Ernesto, noi andiamo a pranzo, tu che fai?» Era un collega che annunciava così la pausa pranzo. Ernesto si sporse a guardare il monitor per verificare se in sala d’attesa ci fosse qualcun altro, notò con sollievo che era vuota, allora fece un cenno al collega, invitandolo ad andare via, come spesso gli capitava di fare quando aveva ancora pratiche da sbrigare e quello si dileguò.
«Mi scusi le ho fatto fare tardi», disse arrossendo un pochino Regina e si alzò dalla sedia. Ernesto fu lesto a fare altrettanto. «No, non si preoccupi», si apprestò a dirle. «Si figuri, anzi, scusi lei, non abbiamo ancora finito di compilare i moduli e… » Cosa poteva dirle per trattenerla? Aveva forse la speranza che lei sarebbe stata volentieri ancora in sua compagnia? Lui era un ragazzo di media bellezza, di media altezza, mediamente sicuro di sé e discretamente tranquillo. Lei invece sembrava così piena di vita ed era anche molto bella.
«Ha ragione, ma se deve andare a pranzo con i suoi colleghi…» lasciò cadere lei.
Ernesto parve percepire un certo interesse e ricordandosi delle molte volte in cui si era lasciato sfuggire un’occasione, rimpiangendola poi e dandosi dello stupido, decise di giocarsi le sue carte e sperare per il meglio, tanto cosa aveva da perdere?
«Facciamo così», propose ostentando una sicurezza che in realtà non aveva. «Se lei mi promette di tenermi compagnia per pranzo quando avremo finito, allora possiamo procedere e compilare il modulo per la sua richiesta.» Cercò di sostenere lo sguardo di lei e di non cedere alla tentazione di abbassarlo imbarazzato.
Regina sembrava riflettere e questo poteva essere un buon segno, ma solo quando la vide accennare un sorriso e la sentì pronunciare la parola “Promesso!”, solo allora Ernesto sentì esplodergli il cuore nel petto.
Sorridendo felice, come forse non avrebbe dovuto fare per non essere troppo trasparente, le fece cenno di accomodarsi e riprese a compilare il modulo prima di accompagnarla a quello che sarebbe stato solo il primo di tanti pranzi… e cene.. e uscite… e…
***
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Sempre molto garbata quando scrivi le tue storie
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^_^ garbata mi piace tantissimo 😍😘
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👍
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veramente simpatico e si legge benissimo. Scorrevole e a tratti ironico con Regina Re – tutto sommato non è un bruto accoppiamento. Pensa se si chiamava Rosa Sederino 😀 – che in effetti alla fine è meglio Ernesto che cambiare cognome.
Splendida serata
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Che carino😆
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grazie ^_^ un incontro diverso con poche pretese 😉
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Brava falli finire sempre bene.
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😅grazie, ogni tanto qualcuno che mi sostiene… evviva il lieto fine 🎉
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sono sempre bellissimi e colmi di speranza e positività questi bei finali, quelli che nella vita reale durante la gioventù non ho mai avuto. Va beh tempi passati, pensa che quando iniziai a scrivere volevo giusto ricreare quelle sensazioni che nella vita reale non avevo. Scrissi migliaia di poesie per tipe che nella stragrande maggioranza dei casi non rividi mai più.
Bella la tua narrazione, come sempre sai entrare nell’empatia dei personaggi..👍👏👏👏😊😉
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Grazie Max, è sempre bello sapere di far emozionare😍
Io non so scrivere poesie, ma ammiro molto chi sa farlo🥰😘
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E’ troppo carino, bravissima, baci Sara, 🙂
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Grazie Laura sei gentilissima, una piccolissima storia di un’incontro d’amore…
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❤ :*
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Carissima Sara che dire se non… MERAVIGLIOSO, ❤️❤️❤️!
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Grazie sei sempre tanto gentile ❤️😘
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Grazie a te, ☺️. Leggere, come in questo caso, uno stupendo racconto come quello che hai scritto, è un bellissimo modo per iniziare bene la settimana.
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grazie 🥰
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Un incontro casuale che ti cambia la giornata. E talvolta la vita.
Però se ci pensiamo, è sempre molto casuale il fatto che abbiamo incontrato i nostri compagni/mariti/mogli.
Bel racconto.
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Hai ragione, ognuno di noi potrebbe raccontare le storie più particolari e varie su quel fatidico incontro ^_^
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Ciao carissima!! 🥰😘 Meraviglioso racconto!!! 😍😍❤️❤️❤️
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Grazie tesoro caro ❤️❤️❤️😘😘😘
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Io ci spero sempre che alla fine non ci sia un bel, ma tu mi sorprendi sempre e ce lo metti… il lieto fine! 🤣
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*un bell’epilogo (mi sono mangiato la parola)
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😅 capita… tanto si era capito ugualmente quello che intendevi 🤗😘
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❤
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Non è colpa mia 🙄 è lui che alla fine mi frega e salta fuori 😅
Questa volta era una coppia davvero improbabile… ma niente 🤗
Ps: perfino nel noir che stiamo scrivendo quasi quasi c’era il lieto fine 🤪 …
Però la fine non la scrivo io, quindi c’è speranza 😉
(Grazie mille Ale 😍😘)
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ahahahah
Prenditi le tue responsabilità e scrivi “Carlo Magno” (il nome dell’impiegato – ho un amico che si chiama sul serio così) e del fatto che lui la molli perché non è di sangue blu! 🤣
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🤣🤣🤣
Dici che sarebbe una storia più interessante? Ci penso 🤔 ma chissà, forse il mio pc non collaborerà… ormai è abituato così 🥰
Dai, prima o poi la scrivo una storia al contrario… 😛 o forse troppo vera…
Ps: una mia compagna delle medie: Margherita Foglia 😬 non ti dico che croce poverina 🙄
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😀
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