un po’ di me…

Non so se lo sai, ma a trent’anni ho scoperto di essere dislessica… l’ho capito leggendo un libro che parlava di dislessia. Da allora ho compreso molte cose su di me, su come ragiona la mia mente, ho data una spiegazione alle mie difficoltà scolastiche, ai miei errori ricorrenti, al mio “buio mentale”.

Tranquillo, per chi non è dislessico non è facile capire! Come in ogni cosa, ci si deve essere per capire veramente!

Però, puoi comprendere, puoi immaginare come sia…

Qualche giorno fa mi trovavo in uno studio medico e ho visto questo quadro, mi è piaciuto molto, perché rende bene l’idea di come funziona il cervello. Indicando il quadro ho spiegato, a chi era con me: «Vedi, il mio cervello usa la parte destra anche per fare le cose che sarebbero di competenza della parte sinistra… questo crea le mie difficoltà e non poca confusione!»

Qualche anno fa ho voluto scrivere un libro che parlasse di dislessia o meglio che raccontasse cosa prova un ragazzo dislessico, cosa ho provato io! Ho inventato personaggi e azioni, ma narrando i sentimenti veri!

Così, è nato: Semplicemente Dislessia – Clara, una ragazza come me un libro che mi è uscito dal cuore.

Negli anni ho ricevuto diversi messaggi di persone che si sono riconosciuti in alcune difficoltà di Clara e Morris e si sono capiti un po’ di più, proprio come era accaduto a me. Essere stata il tramite per comprendere e magari accettarsi, è per me una grande gioia, più di qualunque successo editoriale!

Eccoti un brano tratto dal mio libro: “«Quello che noi sospettiamo…» fece una pausa, forse per assicurarsi che lei gli prestasse attenzione. «Pensiamo che tu sia dislessica, ma tranquilla, non è assolutamente un difetto o una malattia», si affrettò a specificare l’uomo. «Il disturbo è dovuto a una disfunzione di un’area della corteccia cerebrale, deputata alla decifrazione della parola scritta e si manifesta in età scolare, non prima, perché tutte le altre funzioni cognitive sono in genere indenni. Anzi, se può consolarti, sappi che molti grandi personaggi ne soffrivano: per esempio il famoso scultore Rodin e addirittura quel genio insuperato di Einstein!» sorrise per confortarla.

«Ci sono diversi casi e ognuno ha la sua particolarità e il suo, chiamiamolo, grado di difficoltà. Comunque ci sono dei metodi di insegnamento, e degli esercizi da fare per rendere il tuo apprendimento più produttivo e più sereno. Ci sono dei centri di riabilitazione neurologica anche se, in effetti, una risoluzione completa non è quasi mai possibile. La cosa importante è imparare a convivere con la tua particolarità, senza angustiarti troppo.»

Clara aveva capito le parole del professore, ma era come se non riuscisse a metterle a fuoco.

«State dicendo che mia figlia ha questa dislessia che le impedisce di studiare e andare bene a scuola?» chiese il padre. Si sfregava nervosamente le mani sulle cosce, come a volerle asciugare o pulire.

«Più o meno è quello che stiamo dicendo. Si è scoperto che spesso viene considerato un deficit dell’apprendimento, o semplicemente svogliatezza dello studente. In realtà… come posso dire… il cervello di Clara lavora in maniera diversa e i normali metodi di insegnamento per lei, a volte, non sono adatti.»

«Quindi state dicendo che è una ritardata?» esclamò la madre di Clara, che era seduta sulla punta della sedia come se fosse pronta a scattare in piedi per scappare via; non guardava il professore, ma fissava un punto davanti a sé.

«No, signora, stiamo dicendo esattamente il contrario», intervenne la professoressa Frassoni. «Clara è molto intelligente, solo che i normali metodi di insegnamento non vanno bene, la confondono. Quindi non riesce a studiare, né a svolgere esercizi elementari, ma paradossalmente riesce a risolvere cose più complicate. I dislessici, semplicemente, hanno un diverso stile di apprendimento

Lorena si destò dal suo stato e si voltò verso la figlia, la guardò per qualche istante e poi si rivolse ai professori. «Dite che è intelligente?» chiese incredula, con un filo di voce, come se avesse paura di essere effettivamente udita.

«Intelligenza sopra la media, secondo i nostri test», rispose il professor Roberto, compiaciuto. «Vi ribadisco che ci sono molti personaggi famosi tra i dislessici: Leonardo da Vinci, Thomas Edison, Galileo Galilei, Winston Churchill, Agatha Christie, Walt Disney… e tanti, tanti altri ancora»

aggiunse la professoressa, per sottolineare la straordinarietà della cosa.

«Walt Disney?!» chiese Bruno, un po’ disorientato dalla notizia e quasi commosso.

Il professore Roberto si avvicinò al padre di Clara e gli appoggiò una mano sulla spalla. «I dislessici hanno il dono della creatività e dell’immaginazione, riescono a vedere cose mai pensate prima», gli spiegò con una voce pacata, quasi solenne. «Il problema è che, se non viene riconosciuta già intorno ai 7-8 anni, l’autostima del bambino crolla e acquista fragilità emotiva. Così la scuola diventa una tortura e lui viene considerato uno studente lento o svogliato, ma non è così! È un assurdo paradosso: i dislessici sono bambini dotati, con disturbo dell’apprendimento.»

Lorena scoppiò a piangere.

Clara rimase di sasso. Non aveva mai visto sua madre in lacrime e, senza rendersene conto, si alzò per andarle vicino.

«Scusami…» le mormorò.

Lorena si alzò di scatto e abbracciò la figlia. «Scusami tu, ho sempre creduto che mi stessi facendo un dispetto. Ho sempre pensato di aver sbagliato tutto con te, invece…» le parole le morirono in gola, sommerse dalle lacrime.”

Buon sabato ❤

***

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39 pensieri su “un po’ di me…

  1. Grazie per questa bella riflessione sulla dislessia, che a volte viene semplicemente liquidata come difficoltà a leggere o scrivere.
    Anni fa non se ne parlava o non la si conosceva bene e, riandando con la memoria alla mia vita da insegnante, mi accorgo che alcuni miei studenti probabilmente erano dislessici.
    Bellissimo il brano tratto dal tuo romanzo; complimenti

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    • Grazie per aver apprezzato il brano tratto dal libro, è sempre bello sentire che piace ^_^
      Dici il vero sulla dislessia, non è una semplice difficoltà nel leggere o scrivere, ma c’è molto molto altro. Bisogna proprio imparare a gestire la propria mente e nello stesso tempo non costringerla troppo in schemi che non gli appartengono, ma anzi, lasciarla libera di esprimersi. Buona serata carissima e grazie ancora per il tuo bello e pertinente commento 😍

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  2. Purtroppo nei decenni scorsi molte caratteristiche come la dislessia non erano universalmente note, non erano facilmente identificabili, e le si confondeva con altri tipi di problematiche. A rimetterci era la persona dislessica, incompresa e talvolta colpevolizzata senza motivo.

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    • Sì sì, è proprio come hai detto tu. Alla fine una persona incompresa deve fare più fatica per uscire dal suo guscio, per mettersi in gioco, perché è proprio l’autostima che viene a mancare. Comunque, tanti dislessici hanno imparato a fregarsene e ad andare avanti per la loro strada, seguendo la loro testa, la loro fantasia e molti hanno fatto cose meravigliose ❤
      Grazie per il gentile commento 😘

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  3. è molto utile questa tua riflessione sulla dislessia, non se ne parla molto, eppure in Italia sono moltissime le persone coinvolte in questa situazione. Ma come dici tu, l’importante è viverla con la consapevolezza che non è un limite, ma solo un diverso modo di leggere la realtà.
    Nel finale il tuo racconto è commovente. Sai esprimere al meglio le emozioni.. 😉

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    • Grazie Max, sono felice di averti emozionato, è il mio principale scopo. Anche se lo ammetto, che questo romanzo è nato anche con l’intento di far conoscere i pensieri e i sentimenti di una ragazza dislessica, ho voluto far riflettere sulle difficoltà e sulle ingiustizie… ma poi, come avrai intuito, il lieto fine non può mai mancare nei miei libri e tutto va per il meglio… una sorta di augurio per tutti, dislessici e non!
      un abbraccio caro 😘

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    • Grazie a te caro Luca. Quel momento ha sempre commosso molto anche me ^_^
      Ho visto solo oggi pomeriggio il tuo messaggio… scusami, sto avendo un po’ di problemi con i messaggi e non capisco come risolvere. Comunque, ti sto rispondendo. baci ❤

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  4. Purtroppo è da relativamente poco che la dislessia è stata effettivamente riconosciuta e studiata, come hai ben spiegato, prima i ragazzi venivano semplicemente accusati di fannullismo e addirittura di essere ritardati. Per fortuna si sta capendo che è solo un modo diverso di studiare e se trovato quello giusto i risultati sono ottimi.
    L’intelligenza non ha nulla a che fare con questa disfunzione e non va messa in discussione.

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    • Cara Silvia, grazie. Sono felice di leggere le tue parole, è proprio bello avere riscontri come il tuo. Effettivamente ai miei tempo non si sapeva nulla della dislessia, quindi non posso accusare nessuno, se non che io sono sempre stata una bambina molto curiosa e interessata a tutto e magari poteva esserci un minimo dubbio che forse avrei avuto bisogno di maggiori attenzioni, invece che essere semplicemente classificata come “stupida”. Anche non veniva detto apertamente… Però, diciamo che all’ora era diverso, oggi c’è più attenzione a tanti fattori, tra cui il carattere e la predisposizione dei ragazzi! Me ne accorgo con i miei figli, parlando con i loro insegnanti, cercano sempre di avere un quadro generale del ragazzo e non si fermano alle apparenze. Direi che siamo sulla strada giusta!
      Grazie ancora carissima amica e buona serata ❤

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    • No guarda, non sono d’accordo, molte volte gli insegnanti scelgono la strada più facile invece di farsi domande, e questo purtroppo capita anche adesso per questi piccoli problemi che spesso non si vogliono affrontare.

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    • il mio voleva essere un inno alla positività al fatto che ci sono insegnanti più preparati, anche se non ti do torto! Parlando della dislessia sia sul web che fuori, ho avuto purtroppo riscontro a quello che dici. Spesso, troppo spesso, ancora oggi i ragazzi dislessici o comunque che hanno delle problematiche, vengono recepiti come un peso, vengono ostacolati e c’è chi si trincera dietro ai documenti, facendo solo quello che sono obbligati a fare senza il minimo sforzo. Conosco personalmente mamme che lottano per anni solo per far riconoscere al proprio figlio quel che gli spetta…
      Quindi, lo so che non è tutto rose e fiori, ma a volte mi piace voltarmi verso coloro che invece si impegnano, che hanno scelto l’insegnamento perché amano trasmettere il sapere, perché vogliono aiutare tutte le giovani menti ad aprirsi, ognuno nel suo modo, per sbocciare e trovare la loro strada. Ci sono e a loro va tutto il mio rispetto e la mia gratitudine. A tutti gli altri dico solo: vergognatevi! Avete scelto un lavoro che è una missione, se non ne siete all’altezza, ritiratevi!

      ps: Come vedi, so essere anche inflessibile, ho ancora un briciolo di rancore per le umiliazioni subite, per le prediche ingiustificate, per essere sempre stata quella “che tanto non c’è la fa”
      Tendere la mano a volte è tutto. Ecco perché non assolvo del tutto i miei insegnanti, avrebbero dovuto fare di più, pur non sapendo, ma semplicemente mettendo in dubbio il loro etichettare!

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  5. Io da grande esperta non posso che condividere e dire che confermo, spesso i dislessici sviluppano una marcia in più in altri ambiti, gli sviene in modo naturale e serve per equilibrare le proprie carenze. Mio figlio per esempio è ipersensibile e dotato di ottima memoria

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  6. Fa tanto bene leggere quello che hai scritto. Peccato averlo scoperto da sola e “per caso”, magari ti risparmiava un po’ di “noie”. Ho adorato il pezzo del racconto. Buona giornata 😊🤗🤗 🤗

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