46…

È incredibile come più gli anni passano e più acquista valore quello che non di può comprare… Sara Tricoli

Oggi sembra un giorno come gli altri, ma invece è speciale perché sono qui a scrivere e… a festeggiare ^_^ 

Oggi sono arrivata a 46 e Vi faccio un regalo, un racconto che tempo fa è piaciuto moltissimo. È un inno a non mollare mai, a lottare per la libertà… Qualcuno magari lo ricorderà, ma siccome ho tanti nuovi amici blogger, volevo avere altri parere… chissà, sto pensando di farne un libro…

Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando 😉 buona lettura e un augurio di una splendida giornata ❤

Racconto: Il mondo dei Timbrati 

di Sara Tricoli

« Cosa hai detto? Sei impazzita? » 

« No, hai capito bene, me lo faranno questa notte.»

« Ti scopriranno, si vedrà che è appena fatto! »

« Per questo ti sto avvisando, perché rimarrò nascosta per una settimana. Hanno trovato un modo per farlo invecchiare così non si vede che è finto. » Layla era proprio su di giri, mentre Brayan era spaventatissimo. 

Bisbigliavano mentre continuavano a lavorare senza fermarsi; non potevano, altrimenti avrebbero attirato i Jailers, i loro carcerieri. In quel tratto di caverna c’erano solo loro due, ma la paura di essere uditi li faceva comunque tremare.

«Ti farai ammazzare!» Sentenziò lui.

« Vedrai, dopo, sarà tutto meraviglioso. Ti prenderò come mio schiavo e potremo finalmente fare una bella vita. » La ragazza gli sorrise e i suoi denti bianchi scintillarono in contrasto alla pelle ricoperta dalla polvere mista tra il rosso e il marrone. I suoi occhi azzurri erano due fari brillanti che turbavano sempre il cuore di Brayan. 

Lui lo sapeva, lo aveva sempre saputo: lei non era destinata a rimanere nella caverna per tutta la vita; era destinata a qualcosa di più grande e forse, questa volta, la sua vita avrebbe effettivamente preso la svolta che doveva.

« Non sarò mai il tuo schiavo! » dichiarò facendole una boccaccia mentre sollevava una grossa pietra rossa per metterla dentro il carrello. 

Erano lì con il compito di estrarre le Rosse, carburante indispensabile per alimentare il meraviglioso mondo dei Timbrati. Per ogni Timbrato c’erano almeno 10 schiavi che lavoravano incessantemente, soddisfacendo ogni loro desiderio e poi c’erano i carcerati che, chiusi dentro le caverne, estraevano le Rosse.

« Che scemo, lo sai che sarà solo per finta. Non potrei mai darti ordini e maltrattarti, ti amo troppo e soprattutto ti rispetto. » Layla si era fermata per guardarlo intensamente e per sottolineare la sua dichiarazione. 

Lui per un attimo perse il controllo e facendo uno scatto in avanti la strinse a sé baciandola con trasporto, poi altrettanto repentinamente la staccò, riprendendo subito a lavorare dicendole in un sussurro: « Tanto lo sai che sono e sarò sempre il tuo schiavo comunque. » Le sorrise e le fece l’occhiolino sollevando un’altra pietra. 

Lavorarono  intensamente per un altro paio di ore, senza dire più nulla. Non c’era altro da dire. Man mano che il livello di pietre saliva, cresceva anche la tensione. 

Quando il carrello fu pieno, Brayan fece un cenno a Layla dicendole: « È ora, vai e goditi la luna. » Mandava sempre lei fuori a portarlo, non era un compito difficile, il carrello sulle rotaie scivolava bene e non richiedeva grande sforzo. Però portarlo fuori voleva dire poter vedere il cielo e respirare aria pulita per quasi 10 minuti; il tempo che gli inservienti impiegavano a svuotarlo. 

Quell’uscita, però, sarebbe durata di più…

Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di scappare. Aveva circa 4 anni più di Layla ed era forte e robusto, ma viveva nella caverna da quando era poco più che un bimbetto, si era ormai rassegnato alla sua vita da carcerato. Quando gli era stata affidata lei, un anno prima, per insegnare il mestiere, gli era stato subito chiaro che non si sarebbe mai piegata. Layla aveva una luce negli occhi, un carattere da leader che non si potevano spegnere. Era sicuro che un giorno o l’altro quella ragazza avrebbe trovato il modo di liberarsi. 

Lui sapeva che ci sarebbe riuscita, ma aveva tanta paura le capitasse qualcosa.

Layla gli passò accanto prendendo il suo posto dietro al carrello, intanto bisbigliò: « Ci vediamo tra una settimana.»

« No! » le disse lui allarmato afferrandola per un braccio per dare più enfasi alle sue parole. La lasciò subito, non era permesso il contatto fisico, ogni volta era un rischio. Fece un respiro e con tono categorico le disse: «Sarebbe sospetto, ti riconoscerebbero. I tuoi occhi non passano inosservati. Non venire qui, non farti più vedere qui. Fai passare più tempo e poi manda un tuo schiavo a cercare un uomo grande e robusto per la tua difesa personale. Un uomo che sia abituato al buio, abituato a lavorare di notte e di giorno. Cerca di descrivermi senza indicarmi. Se il destino è dalla nostra parte, sceglieranno me. Altrimenti, vivi libera anche per me. Pensa a sopravvivere e dimenticami! »

Lei fece un sorriso amaro, sapeva fin troppo bene che aveva ragione. Annuì salutandolo con lo sguardo. Sentì il cuore straziarsi, ma non era il momento di lasciarsi andare.

Iniziò a camminare mentre con la mente ripassava il piano: portare fuori il carrello, chiedere al ragazzo – che si era tanto “lavorata” con tutta la civetteria che era riuscita a inventarsi – di potersi pulire il viso nel laghetto vicino all’ingresso. Lui l’avrebbe seguita, sperando in qualcosa e lei lo avrebbe stordito. Sarebbe scappata. Avrebbe scalato la collina a ovest nascosta dalla boscaglia, la stessa collina che era stata la sua casa, e lì avrebbe incontrato chi avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Un timbro, un semplice timbro sul braccio e tutto sarebbe mutato. L’avrebbero nascosta, lavata e nutrita per una settimana e poi lasciata davanti alle mura di una città lontana con qualche graffio. Lei avrebbe finto di essere stata rapita, di essere riuscita a scappare, ma di aver perduto la memoria. 

Il timbro l’avrebbe salvata!

Sarebbe stata accolta, accudita. Gli avrebbero assegnato un alloggio e degli schiavi. Sarebbe stata inserita nel mondo dei Timbrati e nessuno avrebbe sospettato nulla. Era già parecchio tempo che accadevano rapimenti di quel genere.

In cambio di questa salvezza avrebbe dovuto aiutare la “resistenza” a salvare altri. Lo avrebbe fatto comunque, anche se non avesse dovuto sdebitarsi. 

Layla era convinta che prima o poi un gruppo di infiltrati avrebbe costituito un esercito e preso il comando, impadronendosi del potere e cancellando i soprusi dei Timbrati. 

Tutti avrebbero dovuto lavorare, dignitosamente, fare la loro parte e tutti avrebbe avuto diritto di vivere in libertà.

Layla spingeva il carrello fino all’apertura e vedeva, vedeva già un futuro migliore… ci sarebbero volute forse due generazioni, ma lei lo vedeva… sarebbe accaduto!

***

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79 pensieri su “46…

  1. Anche se in ritardo augurissimi Sara!
    Che bella età!
    per quanto riguada il racconto è davvero ben scritto, mi sembra di vedere i personaggi davanti i miei occhi.
    Ansia e speranza le emozioni che ho provato.

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  2. il tempo vola, tantissimi Auguri di Buon Compleanno dal profondo del cuore! 😉
    Bellissima la narrazione che ci hai proposto, l’empatia dei soggetti che narri è palpabile, sembra di essere lì con loro mentre si legge… 😉 Bravissima!

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