Capitolo diciottesimo – SALVARE ICE

Nota importante: La storia non è editata da professionisti, nasce con poche pretese. Una piccola fantasia che, se vorrai, ti terrà compagnia per un po’. Buona lettura ^_^

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Qualche riga del capitolo precedente…

La ragazza era sconvolta, ipnotizzata da quella ferita, perse la sua visione, che si dissolse. Cercò di recuperarla, sapeva che da quello dipendeva la salvezza di Ice. Con un grande sforzo richiuse gli occhi e si concentrò con tutta se stessa, cercano di non farsi distrarre da quello che le accadeva attorno, anche se mille domande le affollavano la mente.

Come faceva Nicolas a possedere una magia tale da guarire una ferita così profonda?

Come aveva fatto a capire chi era stato a scagliare il pugnale?

Ice si sarebbe salvato per vivere il suo stupendo futuro?

Nonostante la confusione mentale riuscì ugualmente a recuperare la visione, il futuro di Ice, ma non dallo stesso punto, bensì dall’inizio. Era come se si fosse riavvolto un nastro, ritrovò Ice che camminava sul sentiero nel bosco e rivide la scena del suo rientro a casa.

Capitolo diciottesimo – SALVARE ICE

Nicolas percorse tutta la lunghezza della ferita, molto, molto lentamente e dopo il suo passaggio, al posto dell’apertura, rimaneva una cicatrice, come un cordoncino saldato. Alla fine dell’operazione, piuttosto provato Nicolas si lasciò cadere seduto per recuperare le forze. Questa magia richiedeva un grande sforzo e non dava nessuna garanzia.

Laura perse di nuovo la visione e guardò Nicolas che bianco quasi come Ice rispondeva al suo sguardo con comprensione e tenerezza.

-Ho perso la visione…- confessò la ragazza in un sussurro strozzato.

Nicolas scosse la testa – Non serve più. Ora dobbiamo solo attendere che si riprenda, dipende da lui, dalla sua voglia di vivere, noi abbiamo fatto tutto il possibile.-

Laura sfiorò con la punta delle dita la cicatrice di Ice e poi si chinò su di lui per sussurrargli all’orecchio: – Ice, amore, ho visto il tuo futuro. Sarai felice, anzi felicissimo. Non puoi lasciarti andare, devi lottare. Ci sono due meravigliosi bambini che aspettano che tu diventi il loro papà. Sarai felice…- le lacrime ripresero a percorrere il viso di Laura incessantemente, mentre la ragazza accarezzava il viso dell’amato spostandogli i cappelli e continuando a sussurrargli paroline di incoraggiamento.

Una mano gentile toccò la spalla di Laura, ma lei non si voltò, continuava a guardare Ice come se da quello dipendesse la sua salvezza. Era Celeste che le disse con il suo solito tono gentile – Secondo me sarebbe meglio trasportarlo dentro, metterlo a letto e lasciarlo riposare. Sono sicura che è solo questione di tempo e di riposo e poi si riprenderà.-

Solo allora Laura si rese conto della posizione scomoda che aveva il ragazzo, si diede della sciocca per non averci pensato prima. Forse era stata troppo preoccupata per ragionare su altro. Ice era supino, con il viso premuto sulla terra e le braccia lungo i fianchi. Si volse verso Celeste e annuì, riconoscendo che la sorella aveva ragione.

Si fece avanti anche un uomo robusto. Era Gregorio – Lo porterò io. Perdonami Vedente non so perché ho fatto quel che ho fatto – disse con tono dispiaciuto.

Laura non poteva crederci, come osava avvicinarsi al suo adorato Ice dopo che aveva tentato di ucciderlo? – No, tu non ti avvicinerai a lui, nessuno di voi si avvicinerà a lui,- la sua voce era resa stridula dalla rabbia.

– Lo porterò io.- Gregorio abbassò lo sguardo e indietreggiò di qualche passo, quando a farsi avanti fu Omar –Ci penso io.- dichiarò. Ma Laura non si fidava di nessuno e fece cenno di no. Si volse verso Ice e usando tutta la forza che possedeva lo fece voltare sulla schiena, poi gli spolverò il viso da alcuni fili d’erba. Dopo un attimo che sembrò di raccoglimento disse – No, non ti avvicinerai nemmeno tu. – Si guardò intorno e a tono più alto e autoritario proseguì – Nessuno di voi si avvicinerà più a me o a Ice.- Gli occhi si fermarono prima su Omar e poi su Ilda perché fosse ben chiaro che si riferiva soprattutto a loro.

– Non essere sciocca, – le disse Ilda infastidita – non vogliamo fargli del male. –

– Certo che non gli farete più del male, perché io non vi permetterò più di fargliene, – il suo tono era fermo e deciso e perfino Ilda rimase stupefatta dal suo sguardo penetrante. Era sempre stata calma e remissiva, dolce e gentile e non aveva mai alzato lo sguardo o la voce.

–Qualcuno voleva uccidermi e lui mi ha salvato rischiando la sua vita e anche se ancora non mi è ben chiaro come abbia fatto a intuire ciò che poi è accaduto, non riesco a tollerare che voi tutti… – e così dicendo distese il braccio facendolo ondeggiare come un ventilatore da destra a sinistra, per voler includere tutti i presenti nel suo discoro. – … Voi tutti non avete mosso un dito verso l’uomo che ha lanciato il pugnale, come fosse una cosa da nulla, non state nemmeno cercando di capire da chi quest’uomo ha ricevuto l’ordine di uccidermi.-

Dopo un lungo ed imbarazzante silenzio, una voce decisa e risoluta disse: -Non è la tua morte che volevo, non saresti comunque morta, ma saresti rimasta ferita per il tempo necessario.- Dichiarò Ilda e tutti si meravigliarono, ma lei sempre sicura di sé non si scompose e proseguì.

-Le cose stavano prendendo una brutta piega, dovevo fermarti a tutti i costi. È palese che ti sei invaghita di quel ragazzo, ma è solo una cotta…- disse con tono premuroso, quasi come una vera madre che spiega dove la sua bambina sta sbagliando. – Un po’ di riposo e isolamento in camera tua ti avrebbe fatto capire l’errore e avresti compreso anche tu che non puoi gettar via tutto per un ragazzo. –
Laura era allibita. Continuando ad accarezzare i capelli di Ice, guardava Ilda e disse con una voce calma, stranamente calma – Tu non capisci che non è solo per Ice… lui rappresenta tutto ciò che ho sempre voluto e desiderato: la libertà. –
Lo sconcerto era unanime, ma Laura proseguì – Se anche Ice non mi volesse portare con sé, se anche lui ritrattasse e non mi amasse, io andrei comunque via. Non posso più restare qui, tra persone che non stimo. Tra persone che mi fanno male, che mi mentono, che mi manovrano, che agiscono alle mie spalle. –
La sua voce era calma. Non c’era più rabbia, ma solo un’infinita tristezza e delusione.
-Ti rendi conto che sei nata con un dono…- stava iniziando Ilda, ma Laura alzo la mano per zittirla.
– È un anno che ti dico che le mie visioni sono molto forti e che spesso non sarei nemmeno costretta a recarmi nella cupola, perché il messaggio già si propaga appena mi avvicino, ma voi ignorate ogni cosa che vi può sminuire. Beh lavorandoci sono sicura che una soluzione potrebbe esserci, ma voi non volete. Allora sapete cosa vi dico… – La Ragazza si alzò per dare maggior enfasi alle sue parole, pur mantenendo un tono calmo e contenuto. – … Non è un mio problema se voi siete ottusi. –
Questa affermazione scatenò un’altra ondata di chiacchiericcio e Ilda e Omar e tutti gli studenti e le Vedenti si sentirono offesi.
-Ragazzina non ti sembra di esagerare? Porta rispetto e chiedi scusa a tutti noi – proferì Omar con tono autoritario.
Laura alzo un sopracciglio divertita da quel tono da padre severo. “Ora si ricorda di essere un padre? ” Pensò infastidita.
Senza scomporsi rispose – No, non lo farò, perché questa è la verità! –

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