Capitolo dodicesimo – NICOLAS IN VISITA

Sinossi – La Vedente

Prologo
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Capitolo dodicesimo – NICOLAS IN VISITA

«Caro Babbo Natale, cioè caro Nicolas, mio grande amico. Ti prego, riportami Ice. » era la preghiera prima di andare a letto, ormai da giorni, da quello in cui aveva parlato con Luca. Gli aveva promesso di non dire nulla a nessuno e lui non la cercava più, se non con qualche fugace sguardo durante lo studio. E comunque Laura non si faceva vedere più molto in giro, dopo le lezioni si chiudeva in camera sua fingendo di sentirsi stanca o di voler leggere in tutta tranquillità. A nessuno era parso strano, solo Celeste si era preoccupata, ma Laura era stata molto brava a fingere rassicurandola con grandi sorrisi.

E così eccoci alla vigilia di Natale, la ragazza era seduta alla scrivania a leggere o almeno a provarci e come un anno prima il caro Nicolas le apparve improvvisamente, ma Laura non si sorpresa, quasi ci sperava o comunque lo desiderava immensamente.

Laura scattò in piedi e Nicolas le si fece incontro abbracciandola teneramente. Laura sprofondò in quell’abbraccio, sicuramente il più dolce e sincero che avesse mai ricevuto e pianse. Erano giorni che lottava contro quelle lacrime e finalmente, nella quiete della sua stanza, con accanto una persona, forse l’unica che le aveva voluto bene sinceramente, riuscì a essere se stessa, libera da costrizioni e da mascheramenti. Pianse per un po’ mentre il suo amico la confortava accarezzandole i capelli e sostenendola dolcemente. Incredibile che questo ragazzo trasmettesse tanta tranquillità, eppure, a poco a poco Laura riuscì a tornare padrona di se e calmarsi. Allora Nicolas rispose alla sua preghiera, quella che ormai lei recitava incessantemente ogni giorno da tanto tempo: «Piccola mia, non ho questo potere, non posso riportarti Ice. »

«Perché, non è con te? Non puoi dirgli che mi manca? Mi aveva detto che sarebbe venuto da te. Che tu gli avevi promesso di ospitarlo, di fare della tua casa, la sua casa. »

«No, non ha voluto rimanere da me. E’ stato solo per un po’, ma poi era inquieto, ed è partito. Non so dove sia.» Nicolas la guidò sul letto dove si sedettero per parlare comodamente.

Laura lo guardava e non parlava e lui sembrava aspettare che fosse pronta.

La ragazza aveva la testa piena di pensieri, di tutto ciò che le era accaduto in quell’ultimo anno, piena di tutte le persone conosciute di cui lei si fidava e che invece l’avevano, in un certo senso, tradita. Quante aspettative si era creata nel suo cuore in tutti quegli anni di prigionia. Aveva sopportato tutto in attesa di questo? Non ci poteva credere. Poi pensò anche alle mille illusioni e aspettative che aveva verso i suoi veri genitori e all’improvviso capì che Nicolas era il suo unico e vero babbo. L’unico che si era ricordata di lei ogni anno, rendendola felice con i suoi doni e con la sua silenziosa presenza, trasmettendole il messaggio che almeno qualcuno, nel mondo, le voleva sinceramente bene e pensava almeno un pochino a lei. Nicolas in un modo o nell’altro c’era sempre stato e anche adesso si stava dimostrando il suo unico e sincero amico. La commozione l’avvolse nuovamente e qualche lacrima riprese a scorrere, ma questa volta lei le ignorò e disse. «Grazie. Grazie di tutto. Anche se non mi hai mai potuto portare un amico, ci sei sempre stato tu e per me era già tanto. Trovare i tuoi doni, sapere che mi avevi pensato, che avevi tentato almeno di rendermi felice… sei meraviglioso. »

Nicolas rimase per un attimo sconcertato, ma poi un tenero sorriso si dipinse sulle sue labbra. Amava tutti incondizionatamente, era nato così, non ci poteva fare nulla e mai e poi mai avrebbe voluto vedere qualcuno soffrire, soprattutto una dolce ragazza che non aveva mai avuto nessun tipo di affetto. La considerava una grande crudeltà, ma lui non aveva mai potuto farci nulla. Le disse «Mi spiace non aver mai potuto portarti un amico. Un anno avevo pensato almeno a un cane o un gatto, che ti facesse compagnia, ma non hanno voluto. » Sospirò triste.

«Non ha importanza. Ormai quel che è stato, è stato. Bisogna guardare al futuro… infatti vorrei chiederti… Ma secondo te dov’è Ice? » Chiese un po’ timida e arrossendo, sapeva di essere insistente e magari di fare la figura della stupida ragazzina con una cotta, ma se non chiedeva a Nicolas a chi avrebbe potuto chiedere?

«Non lo so. Ma sono certo che sta bene, è abituato a viaggiare e penso che stare sempre in un luogo non sia cosa per lui.» Sorrise per rassicurala, ma leggeva l’ansia e la preoccupazione negli occhi della ragazza.

«Mi sembra di averlo perso » sussurrò sconsolata Laura chinando il capo di lato.

«Non l’hai perso, ha solo bisogno di capire che per qualcuno è importante. Anche se non ha poteri speciali o missioni importanti. È sempre stato considerato un errore. E chi non lo considerava tale, semplicemente non lo considerava, come se non esistesse. Ed è triste, ma anche lui ha imparato a trattare con indifferenza gli altri. Ma con te…» le sollevo il viso prendendole il mento tra l’indice e il pollice, con delicatezza, per guardarla negli occhi. «Con te, tutto è cambiato. Ti sei accorta di lui, lo hai addirittura cercato, sopra ogni altra persona… hai dimostrato un interesse che nessuno prima d’ora gli aveva dimostrato. Si è stupito, si è spaventato ed è scappato. »

Nicolas sorrise teneramente ripensando a quel ragazzo sempre triste e taciturno che sembrava aver capito tutto dalla vita, fino a quando una ragazzina (come l’aveva definita lui) non gli aveva scombussolato la sua strana vita.

Anche Laura sorrideva all’immagine che Nicolas le stava facendo di Ice, e al fatto così inverosimile di essere la causa del turbamento di un ragazzo che sembrava così sicuro di se. Ora lo immaginava seduto su una sedia, a raccontare di loro a Nicolas. Sorrise tra se e poi arrossì, perché doveva ammettere che anche lei era stata particolarmente turbata da Ice, anzi ad essere sincera, immensamente turbata. Ritornò con i piedi per terra e lo sguardo paziente e gentile di Nicolas le scaldò il cuore. Nicolas aveva l’aspetto di un ragazzo, invece erano secoli che viveva. Dalla profondità del suo sguardo si intuiva quanto lunga era stata la sua vita, quante cose aveva visto, orribili e belle, quanta saggezza in tanti e tanti anni aveva accumulata. Eppure il suo spirito era rimasto giovane e capaci di stupirsi e di intenerirsi davanti ad un amore improbabile come quello tra Ice e Laura.

«Anche tu gli vuoi bene? » gli chiese la ragazza.

«Io amo tutti, ma soprattutto quelle persone che si sono smarrite. che hanno sofferto senza motivo o colpa. Loro hanno più bisogno di me. »

«Sei buono tu. » Dopo un po’ di silenzio Laura prese coraggio «Devo confessarti che… anch’io sono rimasta molto affascinata da Ice, e non credo che lui si meriti di non essere considerato. Credo che sia una persona speciale e vorrei… » arrossì. «…Vorrei tanto rivederlo. »

«Lo so » sorrise benevolo «Chiedi al tuo anello di mostrarti la via per trovare Ice. È un anello magico ti condurrà da lui se vorrai.»

Laura sgranò gli occhi. Aveva avuto la soluzione al suo dito per tanto tempo e non lo sapeva nemmeno. Comunque ora non importava più perché doveva confessare, con grande dispiacere, che l’anello era andato perduto. Raccontò a Nicolas di aver perso la pietra sulla collina il giorno del suo arrivo a palazzo e di come nonostante lei avesse insistito Sun non avesse acconsentito a tornare a cercalo. E poi gli raccontò che solo un paio di mesi, aveva riposto in uno scrigno l’anello per andare a nuotare in piscina, per poi non ritrovarlo più al suo rientro. Mai e poi mai avrebbe voluto perderlo. Un dono così importante. Si era disperata nel cercarlo, doveva essere nella stanza, da qualche parte, ma poi Celeste le aveva detto che forse si era sbagliata, forse non lo aveva tolto e invece lo aveva perso in acqua mentre nuotava.

Laura guardò il suo amico temendo la sua collera, ma Nicolas le sorrideva dolcemente come sempre.

«Non ha importanza » le disse. «Forse Ice non si sarebbe fatto comunque trovare.» Aggiunse pensieroso. «Ha la strana convinzione che tu qui sei felice. »

«Oh no, non lo sono… ti prego se lo incontri digli che sono disperata, che mi manca, che qui senza di lui mi sento soffocare… » Afferrò le mani grandi di Nicolas con disperazione, e lui le accarezzò affettuoso. «Riapparirà, non preoccuparti. Ora devo andare, ho tanto lavoro. Ecco il mio dono di quest’anno» schiuse la sua grande mano sulla quale magicamente comparve un piccolo fermaglio per capelli.

«Scusa non l’ho incartato, ma ci ho messo un po’ per progettarlo. Ora vado. Coraggio, tutto si può risolvere, basta non perdere la speranza e l’amore. »

Nicolas lasciò cadere il fermaglio nella mani di Laura che le aveva aperte a conca e dopo averle depositato un tenero bacio sulla fronte sparì.

Laura indossò il fermaglio e scese a cena, eseguendo tutte le sue mansioni con efficienza, ma senza la gaiezza che aveva sempre dimostrato. Anche la fugace felicità provata con l’arrivo di Nicolas era svanita. Aveva sperato che Ice fosse almeno felice con lui, invece ora si sentiva ancora più triste e malinconica immaginando il suo amato infelice e chissà dove.

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5 pensieri su “Capitolo dodicesimo – NICOLAS IN VISITA

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  4. [ps correggi il titolo didicesimo con dodicesimo suppongo ^^]
    correnzioncine
    -Erano giorno che lottava contro quelle lacrime –
    -e aspettative che si era creta sui suoi veri genitori e all’improvviso-
    -per rassicurala, ma leggeva l’ansia e la-

    Questo capitolo è zeppo di significati, di messaggi e di morale, Sara, sei veramente brava, con poche righe hai comunicato tantissimo! Ma dimmi una cosa: hai il coraggio di lasciarlo così? Senza the end romantico?! :((

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    • ☺️ grazie, le tue parole mi riempiono di orgoglio perché so che sei obbiettiva. Sapere che ti suscito emozioni mi esalta e mi fa venir ancora più voglia di scrivere ☺️. La fine? Non la so nemmeno io… Vedremo 😘😘😘

      Piace a 1 persona

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